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@ -5,33 +5,66 @@ title = "Agire il margine: alleanze e prospettive."
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> Partendo dalla definizione di confine1 quello che interessa è anlizzare la differenziazione che esiste, nella società occidentale, tra due visioni differenti verso lo stesso. Da una parte domina lo sguardo colonizzatore, capitalista e globalizzato mentre dall’altro coesiste, fortunatamente, una visioone alternativa intesa come alleanza.
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Agire il margine: alleanze e prospettive.
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In questo spazio interstiziale, non esiste nord o sud, ma è presente un riflesso della società contemporanea, in cui le contraddizioni emergono in tutte le sue forme; per esempio “Le differenze salariali internazionali generano flussi asimmetrici di tempo di lavoro incorporato, la cui appropriazione contribuisce al sottosviluppo nella periferia.”2
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La seguente riflessione è scaturita da un’analisi effettuata attorno i diversi higlights e i incontri avventuti durante il Summer Camp; partorendo un discorso costruito come un patchwork tra tutti gli spunti condividi dal gruppo e dagli ospiti. In particolare abbiamo deciso incentrarce il focus del ragionamento sulla quastione delle subalternità e di come sarebbe possibile un approccio alla pari e costruttivo, provando a ribaltare la visione imposta dalle dinamiche di potere.
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Dai vari contributi ricevuti sono emerse delle parole chiave dalle quali si articola il nostro discorso. Prima di esporre la nostra analisi riteniamo sia utile condividere un piccolo glossario per meglio definire il significato del lessico che abbiamo deciso di utilizzare.
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In questo spazio la posizione da prendere è quella di entrare nel margine, decostruendo lo sguardo comune dominante e proponendo alleanze (qualora ce ne sia il consenso); per inverso la decisione è quella di restarne fuori o, ancora peggio, quella di astrarsi, imponendo una visione privilegiata, perpetuando così logiche predatorie3.
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Privilegio: condizione dovuta da differenti fattori quali appartenenza ad una certa classe sociale, provenienza, genere,
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Margine/confine/bordo/interstizio: spazio di possibilità nel quale esplodono le contraddizioni in maniera più evidente; spazio ideale nel quale con le contraddizioni ci si deve conforntare e scontrare. Il margine è abitato da chi sta dentro, e non ha altra scelta e da chi invece, partendo da posizioni di privilegio, decide di starci. Chi ne resta fuori o ne resta indifferente, disconosce invece, il fatto di vivere in una società fatta di contraddizioni.
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Alleanza: quel rapporto biopolitico che si costruisce dentro il margine attuando pratiche di mutua solidarietà, cura e cooperazione, nutrita da istanze di emancipazione e pratiche di partecipazione attiva.
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“Gli occidentali che amano le opere d’Arte Primitiva hanno sempre pensato che i loro autori sono particolarmente vicini alle «pulsioni fondamentali, elementari ed essenziali della vita»: pulsioni che l’uomo civilizzato condivide, ma «sepolte» sotto la scorza del comportamento indotto. L’idea che l’Arte Primitiva sia una sorta di espressione creativa che sgorga spontaneamente dall’inconscio dell’artista è alla base dei paragoni tra l’Arte Primitiva e i disegni dei bambini, e il suo fondamento razzista è piuttosto chiaro”4
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Per unapprofondimeto sul concetto di bordo rimandiamo all’estratto .
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Inoltre la globalizzazione che ha caratterizzato il XXI secolo ha attuato una “tendenza che ha a lungo termine portato all’unificazione culturale e alla ulteriore depersonificazione della creatività degli individui, lasciando in mano alle grandi aziende multinazionali il libero arbitrio per quanto riguarda le politiche cittadine e, allo stesso tempo, il dominio nel settore del mercato dell’arte e quindi della richiesta del pubblico !”5
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La riflessione sul margine si potrebbe concludere con uno spunto di analisi geografica socio-politica, usando le parole di Gramsci, riguardo lo stesso spazio che stiamo abitando: Calasetta.
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“Ogni nome (nella città degli artigiani) era un ramo di vita, era il ricordo di un momento di vita collettiva. La mappa stradale era come un patrimonio di ricordi, di affetti, che legava più fortemente gli individui con i legami di solidarietà attraverso la memoria. La borghesia negoziante ha distrutto questo patrimonio. … Tutti i principi, reggenti, ministri e generali di Casa Savoia hanno avuto il loro posto. … L'enciclopedia ha fornito il resto. La città borghese è cosmopolita, cioè una falsa internazionale, una falsa universalità. … È il trionfo della cosmopoli incolore e insapore.”6
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Partendo dalla definizione di  quello che interessa è analizzare la differenziazione che esiste, nella società occidentale, tra due visioni differenti verso lo stesso. Da una parte domina lo sguardo colonizzatore, capitalista e globalizzato mentre dall’altro coesiste, fortunatamente, una visioone alternativa intesa come alleanza.
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In questo spazio interstiziale, non esiste nord o sud, ma è presente un riflesso della società contemporanea, in cui le contraddizioni emergono in tutte le sue forme; per esempio “Le differenze salariali internazionali generano flussi asimmetrici di tempo di lavoro incorporato, la cui appropriazione contribuisce al sottosviluppo nella periferia.”2 Concetto ribadito, in altri termini, anche nell’estratto , dove si evidenzia la disparità salariale tra le minoranze.
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Quale potrebbe essere quindi la modalità d’azione? Chi decide di agire il margine dovrebbe proporre alleanze di cooperazione orizzontale con chi nel margine è costretto a starci 7. Questo, per non riprodurre velate forme di colonialismo; usando le parole di Lila Waston “Se siete venuti per aiutarmi state perdendo tempo, ma se voi siete venuti perché la vostra liberazione è legata alla mia allora lavoriamo insieme”.8
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In questo spazio la posizione da prendere è quella di entrare nel margine, decostruendo lo sguardo comune dominante e proponendo alleanze (qualora ce ne sia il consenso); per inverso la decisione è quella di restarne fuori o, ancora peggio, quella di astrarsi, imponendo una visione privilegiata, perpetuando così logiche predatorie[^4].
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> “Gli occidentali che amano le opere d’Arte Primitiva hanno sempre pensato che i loro autori sono particolarmente vicini alle «pulsioni fondamentali, elementari ed essenziali della vita»: pulsioni che l’uomo civilizzato condivide, ma «sepolte» sotto la scorza del comportamento indotto. L’idea che l’Arte Primitiva sia una sorta di espressione creativa che sgorga spontaneamente dall’inconscio dell’artista è alla base dei paragoni tra l’Arte Primitiva e i disegni dei bambini, e il suo fondamento razzista è piuttosto chiaro” 5
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Inoltre la globalizzazione che ha caratterizzato il XXI secolo ha attuato una “tendenza che ha a lungo termine portato all’unificazione culturale e alla ulteriore depersonificazione della creatività degli individui, lasciando in mano alle grandi aziende multinazionali il libero arbitrio per quanto riguarda le politiche cittadine e, allo stesso tempo, il dominio nel settore del mercato dell’arte e quindi della richiesta del pubblico!” 6
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La riflessione sul margine si potrebbe concludere con uno spunto di analisi geografica socio-politica, usando le parole di Gramsci, riguardo lo stesso spazio che stiamo abitando: Calasetta.
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“Ogni nome [nella città degli artigiani] era un ramo di vita, era il ricordo di un momento di vita collettiva. La mappa stradale era come un patrimonio di ricordi, di affetti, che legava più fortemente gli individui con i legami di solidarietà attraverso la memoria. La borghesia negoziante ha distrutto questo patrimonio. … Tutti i principi, reggenti, ministri e generali di Casa Savoia hanno avuto il loro posto. … L'enciclopedia ha fornito il resto. La città borghese è cosmopolita, cioè una falsa internazionale, una falsa universalità. … È il trionfo della cosmopoli incolore e insapore.”7
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Quale potrebbe essere quindi la modalità d’azione? Chi decide di agire il margine dovrebbe proporre alleanze di cooperazione orizzontale con chi nel margine è costretto a starci 8. Questo, per non riprodurre velate forme di colonialismo; usando le parole di Lila Waston “Se siete venuti per aiutarmi state perdendo tempo, ma se voi siete venuti perché la vostra liberazione è legata alla mia allora lavoriamo insieme”.9
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Per liberare il campo e aprirsi a differenti pratiche, è necessario dirigersi verso un ribaltamento dell’educazione eurocentrica e quindi della narrazione dominante ed egemone.
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In questa chiave di lettura una delle possibili proposte di prospettive di collaborazione è quella di utilizzare l’arte come strumento d’azione e cooperazione.
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“L’arte può prendere delle parti di diversi territori e decostruirli per andare oltre”9
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A proposito di questo, gli esempi possono essere molteplici; collettivi come quelli di Cherimus10 o  Guerrilla Spam11, agiscono tutti in questa chiave, ovvero collaborando direttamente con i luoghi e le persone di un dato contesto, in una prospettiva non messianica ma di apprendimento, oltrechè di emancipazione e condivisione.12.
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“L’arte può prendere delle parti di diversi territori e decostruirli per andare oltre”10
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“Non ci sono immagini visive e sonore della vita, ma immagini come vita, una vita già immaginata, attivata e sostenuta dalle immagini. Non c’è prima il pensiero e poi l’immagine. L’immagine o il suono, è una modalità del pensiero11”
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Per avere un breve spunto sulle modalità, preme dire che decidere di stare nel margine presuppone un percorso da intraprendere da chi decide di starci. Nell’estratto delle lettere di Gramsci 1926-27, lui dice che “il cielo sgombero di ogni fumosità cittadina, permette di godersi queste meraviglie - del contesto – con il massimo dell’intensità”12. Con questa metafora potremmo dire che attraverso un processo di decostruzione (fondamentale) della condizione personale è possibile approcciarsi al margine (condizione collettiva) in maniera meno viziata e propensa al “starci dentro” e “starci con”. A tal proposito per quanto riguarda l’espressione delle pulsioni che arrivano dal bordo non vanno sovra determinate da chi decide di starci. Stare nell’alleanza vuol dire mettersi al servizio di quel linguaggio che è frutto diretto delle pulsioni13.
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A proposito di questo, gli esempi possono essere molteplici; collettivi come quelli di Cherimus14 o Guerrilla Spam15, agiscono tutti in questa chiave, ovvero collaborando direttamente con i luoghi e le persone di un dato contesto, in una prospettiva non messianica ma di apprendimento, oltrechè di emancipazione e condivisione.16.
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Proponendo una prima conclusione a questa riflessione, si può dire che il margine è quello spazio di intersezione tra le differenti lotte e necessità. E che quindi “l’arte permette di viaggiare attraverso – svariati - campi, a differenza di altre discipline” ovvero “solo l’arte ci permette di indagare nel (e oltre il) bordo e questi linguaggi artistici diventano critici.”17
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Per usare le parole di Aime:
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“Nel tempo il significato di cultura ha mutato il suo significato fino agli ultimi decenni in cui ha assunto valenze sociologiche e politiche sempre più sfaccettate fino a episodi spiacevoli in cui politici la evocano come fondamento di identità e le brandisce come arma per escludere i non autoctoni […]. La cultura è la base e allo stesso tempo l’essenza stessa della nostra vita. Determina il nostro agire quotidiano come, così come ha modellato i nostri corpi nel corso dell’evoluzione. La cultura non è solo un supporto della natura umana, ma è il fondamento della sopravvivenza stessa della nostra specie. Facciamone buon uso.”18
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Proponendo una prima conclusione a questa riflessione, si può dire che il margine è quello spazio di intersezione tra le differenti lotte e necessità. E che quindi “l’arte permette di viaggiare attraverso – svariati - campi, a differenza di altre discipline” ovvero “solo l’arte ci permette di indagare nel (e oltre il) bordo e questi linguaggi artistici diventano critici.”13
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Per usare le parole di :
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“Nel tempo il significato di cultura ha mutato il suo significato fino agli ultimi decenni in cui ha assunto valenze sociologiche e politiche sempre più sfaccettate fino a episodi spiacevoli in cui politici la evocano come fondamento di identità e le brandisce come arma per escludere i non autoctoni […]. La cultura è la base e allo stesso tempo l’essenza stessa della nostra vita. Determina il nostro agire quotidiano come, così come ha modellato i nostri corpi nel corso dell’evoluzione. La cultura non è solo un supporto della natura umana, ma è il fondamento della sopravvivenza stessa della nostra specie. Facciamone buon uso.”14
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# English
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@ -52,3 +85,5 @@ In this regard, there are many examples; collectives such as those of Cherimus9
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As a first conclusion of these reflections, we can say that the margin is that space of intersection between different struggles and needs. And that therefore "art allows us to travel through - different - fields, unlike other disciplines" or "only art allows us to research in (and beyond) the margin and these artistic languages become critical." 12
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To use Aime's words:
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"Over time, the meaning of culture has changed, until recent decades when it has taken on increasingly diverse sociological and political values, to the point of unpleasant episodes when politicians invoke it as a source of identity and use it as a weapon to exclude non-natives [...]. Culture is both the foundation and the essence of our lives. It determines our daily actions just as it has shaped our bodies in the course of evolution. Culture is not only a pillar of human nature, but it is the basis for the very survival of our species. Let us take advantage of it. "13
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[^4]: this is a footnote.
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